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BIOCOMBUSTIBILI

ROVINA O
SALVEZZA?


I biocombustibili erano stati presentati qualche tempo fa come la soluzione al problema della diminuzione delle risorse petrolifere (aumento dei prezzi) e dell'inquinamento dovuto ai gas di scarico delle auto; oggi (Giugno 2008) sono considerati da molti esperti tra i responsabili della crisi alimentare che sta attraversando il pianeta e affamando milioni di persone (800 milioni).
I biocombustibili sono dei "combustibili vegetali" rinnovabili e puliti (se analizziamo la pericolosità dei prodotti di combustione), stanno in alcune realtà (vedi Stati Uniti) sostituendo i combustibili derivanti dal petrolio; i biocombustibili non hanno alcuna ricaduta diretta sull'effetto serra e sono ottenuti da un'energia rinnovabile quale quella solare (fotosintesi clorofilliana).
Fino a questo punto sembrano tutte rose e fiori, per quale motivo allora sono al centro di feroci accuse e sono considerati tra i maggiori responsabili della gravissima crisi alimentare di questi mesi?
L'accusa mossa a tali carburanti è quella di sottrarre materie prime destinate al consumo umano (occuparsi prima dei bisogni umani e poi di quelli energetici), il Brasile è tra i paesi che più di ogni altro ha investito in tali combustibili, coltivazioni intere e appezzamenti di terra sottratti alla produzione di grano e di altri prodotti a consumo umano; le ong puntano il dito contro i biocombustibili e le multinazionali che orientano i mercati senza curarsi delle ricadute catastrofiche sulle popolazioni.